Walter Moro – Presidente del Cidi di Milano - Direttore del progetto
Lo scorso maggio, presso l’Università Statale di Milano, il Cidi di Milano, capofila del progetto nazionale: “Oltre i confini. Un modello di scuola aperta al territorio”, ha presentato i risultati ottenuti relativamente al contrasto della dispersione scolastica dei preadolescenti e adolescenti nella fascia di età che va dagli 11 ai 17 anni. Il progetto è stato una grande occasione per attivare un reale confronto sulle strategie, i metodi, gli strumenti utilizzati dalle scuole e dagli enti del terzo settore per prevenire e contrastare la dispersione scolastica.
Tale confronto si è sviluppato non solo tra insegnanti dei diversi territori e ordini, ma ha anche consentito il dialogo tra la scuola e gli enti del terzo settore, favorendo una cultura di co-progettazione e di condivisione dei percorsi di recupero.
Per una corretta lettura, questi risultati vanno inquadrati nella dimensione del progetto, che ha visto:
I risultati ottenuti sono il prodotto di un consistente investimento di risorse economiche, umane e organizzative e sono dovuti soprattutto all'impegno straordinario di insegnanti, dirigenti, educatori del terzo settore che hanno creduto negli obiettivi del progetto.
La lettura di questi risultati sarà completata, a due anni dalla chiusura del progetto, dalla valutazione d’impatto svolta dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con Invalsi, relativamente agli aspetti quantitativi/statistici sulle competenze acquisite nei i corsi di recupero, e dall’Università Bicocca di Milano per gli aspetti qualitativi. In sintesi, i risultati evidenziano:
La sfida è stata di verificare se la scuola può fare la differenza nel ridurre in modo significativo lo svantaggio di partenza degli studenti considerati in povertà educativa o se essa si limiti invece, come molti sostengono, a sancire e confermare i livelli iniziali di entrata. Si sa che la dispersione è un fenomeno complesso, che non è risolvibile solo dalla scuola attraverso una strategia di compensazione culturale e formativa, perché trova le sue radici nelle disuguaglianze socioeconomiche del Paese.
Pertanto, il modello che abbiamo sperimentato nel progetto dimostra, con dati concreti, che la scuola può fare la differenza nel ridurre in modo significativo le disuguaglianze di apprendimento degli studenti rispetto alle condizioni di partenza, se opera in alleanza con il territorio, gli enti del terzo settore, attraverso una strategia innovativa in un approccio sistemico alla dispersione, capace di utilizzare le risorse in modo integrato.
In cosa si è tradotta la strategia che abbiamo sperimentato, in larga misura ora indicata anche nelle linee del DM 170 del 2022 sui divari territoriali? In estrema sintesi le azioni d’intervento si sono mosse su più livelli:
Centrale nel progetto è stato l’investimento sulla formazione, finalizzata a implementare nei docenti e negli educatori competenze di progettazione didattica, finalizzate al recupero di studenti fragili. La formazione ha fornito agli insegnanti e agli educatori strumenti per progettare percorsi organizzati in unità di apprendimento finalizzate al successo formativo, incentrate su una stretta connessione tra competenze di base e quelle metacognitive, sull’uso di metodologie attive e cooperative e sulla produzione di compiti autentici.
Importante è stato l’investimento per trasformare 45 aule tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento, organizzati con arredi mobili e tecnologie multimediali, adatti a svolgere una didattica funzionale a motivare e coinvolgere soprattutto gli studenti in area dispersione: con il PNRR tali setting innovativi sono ora diventati modelli di riferimento.